DISTONIA: Funzionale

"I sintomi neurologici funzionali e dissociativi (chiamati anche sintomi psicogeni o di conversione) sono difficili da diagnosticare per il medico di base. Anche dopo la formulazione di una diagnosi di disturbo neurologico funzionale o dissociativo da parte di uno specialista, i pazienti si rivolgono spesso al medico di base per discutere dei propri problemi medici perché possono non essere sicuri della diagnosi e desiderano sapere se esistono altre opzioni di trattamento. Inoltre spesso tra gli specialisti c'è scarso interesse nei confronti di questi pazienti." "In questo modulo intendiamo offrire ai medici non specialisti consigli pratici per la valutazione e la gestione dei pazienti che presentano sintomi neurologici non attribuibili a una patologia organica.1" 

Punti principali 

Un terzo dei nuovi pazienti visitati negli ambulatori di neurologia del Regno Unito presenta sintomi quali debolezza o blackout non riconducibili in parte o completamente a una patologia organica2 
Termini quali "somatizzazione" o "psicogeno", usati per descrivere questi sintomi, potrebbero risultare indefiniti o offensivi. Suggeriamo di utilizzare i termini "funzionale" o "dissociativo", che implicano un'alterazione reversibile della funzionalità del sistema nervoso 

La diagnosi di sintomi neurologici funzionali viene in genere formulata da un neurologo. 

Il trattamento si basa su una spiegazione accurata del problema del paziente e non solo sulla rassicurazione dell'assenza di una patologia organica

Suggerimenti clinici

Non presumere che un esame obiettivo normale o delle analisi nella norma siano indicativi di assenza di malattia 2 Mostrare a un paziente con debolezza funzionale i suoi segni positivi, per esempio un segno di Hoover positivo, è un modo utile per spiegargli la diagnosi I pazienti con attacchi dissociativi (non epilettici) presentano spesso un breve prodromo di sintomi di panico, che dimenticano di citare o di cui sono restii a parlare.
Aiutare il paziente a comprendere la diagnosi rappresenta una parte sostanziale del trattamento

Quali sono i sintomi neurologici non attribuibili a una patologia organica? 

Spesso i pazienti manifestano sintomi fisici non attribuibili a una patologia organica, per esempio, sindrome dell'intestino irritabile, fibromialgia, dolore dorsale o affaticamento cronico. Questi sintomi si osservano comunemente nella medicina di base. Quando i sintomi sono di tipo neurologico, quali debolezza a una gamba o un attacco apparentemente epilettico, ci si potrebbe sentire più incerti su cosa dire al paziente o come trattarlo. In genere sorgono spontanee varie domande: 
- Come posso essere sicuro che non sia presente una patologia non diagnosticata, per esempio la sclerosi multipla?
- Il paziente è veramente malato? 
- Il paziente potrebbe simulare consapevolmente i sintomi? 
- Si può fare qualcosa per aiutarlo? 
- Il paziente ha bisogno di psicoterapia per scoprire la causa di base del suo problema?
- Perché il paziente è così restio ad accettare una spiegazione psicologica dei suoi sintomi?

Terminologia 

Per i pazienti con sintomi quali debolezza, intorpidimento o blackout non spiegati da una patologia organica si parla, in termini psichiatrici, di disturbo da conversione (DSM-IV) o disturbo motorio dissociativo (ICD-10). In passato il termine usato era isteria. Alcuni termini, quali psicogeno, psicosomatico e somatizzazione, suggeriscono che il problema sia di tipo psicologico. Altre espressioni, quali non organico, non epilettico o non spiegabile su base medica, implicano che non si conosce la causa dei sintomi, ma si sa che non sono attribuibili a una patologia organica. Molte di queste definizioni sono viste dai pazienti come un'indicazione che il problema risieda "interamente nella mente", il che, per un sintomo fisico, è facilmente interpretabile come immaginato o inventato.3 

Le idee moderne sull'eziologia di questi sintomi comprendono fattori psicologici, biologici e sociali, quindi un modello puramente psicologico non risulta adeguato.4 "Privo di spiegazione medica" è un'espressione insoddisfacente perché, come per l'emicrania o la sclerosi multipla, potremmo non sapere perché si manifesta, ma sappiamo come riconoscere la condizione quando la vediamo.

 Manca un consenso sulla terminologia tra i medici che visitano questi pazienti. Sia dal punto di vista teorico che pratico è preferibile fare riferimento a questi sintomi come a: 

Sintomi funzionali o disturbo funzionale (termini usati dai neurologi del 19° secolo), che si distinguono da una malattia organica del sistema nervoso. Questa definizione permette di parlare di fattori psicologici senza che vengano necessariamente percepiti come la sola causa del problema 
Sintomi dissociativi. Questa espressione è un'alternativa valida, in particolare per gli attacchi non epilettici, perché descrive un meccanismo verosimilmente presente in molti pazienti. Per "dissociazione" si intende "depersonalizzazione", cioè una sensazione di distacco dal proprio corpo, o derealizzazione, cioè la sensazione di distacco dall'ambiente circostante.

Qual è la frequenza dei sintomi neurologici funzionali?

Numerosi studi hanno mostrato che circa un terzo dei nuovi pazienti visitati in un ambulatorio di neurologia presenta sintomi attribuibili solo in parte o non attribuibili affatto a una patologia organica.2 I sintomi più spiccati, quali la debolezza ad una gamba o un attacco di tremore, rappresentano il 5% dei nuovi casi inviati agli ambulatori di neurologia.2 I pazienti con debolezza funzionale sono probabilmente comuni quanto quelli con sclerosi multipla, che ha un'incidenza di circa 5 casi ogni 100.000 persone.5 6 Gli attacchi dissociativi o non epilettici costituiscono fino al 25% dei casi di pazienti in stato epilettico che arrivano in pronto soccorso.7 

Quale è la frequenza di diagnosi errata? 

Con quale frequenza un neurologo diagnostica attacchi dissociativi o debolezza funzionale e successivamente la diagnosi si dimostra errata? Sebbene un articolo del 1965 riferisse un tasso di diagnosi errata compreso tra il 30% e il 65% circa,8 lo studio è stato invalidato e molte sperimentazioni condotte in seguito indicano che il tasso di diagnosi errata è più vicino al 5%.2 9 Si tratta della stessa percentuale che si osserva per altri disturbi neurologici e psichiatrici.

I pazienti sono veramente malati? 

In alcuni studi condotti su pazienti neurologici alla prima visita, i soggetti con sintomi non riconducibili a una patologia organica mostrano tassi di disabilità auto-valutata simili a quelli di pazienti affetti da una patologia organica. Inoltre mostrano una maggiore sofferenza e più sintomi.10 11 Sebbene si tratti di una valutazione soggettiva, siamo dell'avviso che questo sia quello che conta per il paziente.

Simulano i sintomi? 

Alcuni medici si preoccupano che la persona che hanno di fronte simuli deliberatamente i sintomi per ottenere un vantaggio economico o materiale di altro tipo.12 Non esiste un modo affidabile per distinguere tra chi soffre di paralisi funzionale e chi finge di avere debolezza a una gamba, se non estorcendo una confessione o dimostrando che la persona è in grado di fare ciò che afferma di non poter fare. Si potrebbe per esempio ricorrere alla videosorveglianza, ma è improbabile che ciò sia fattibile nella pratica clinica quotidiana.

I pazienti spesso esagerano i sintomi per convincere il medico della gravità della malattia e ciò vale sia per i pazienti affetti da una patologia organica che per quelli che non ne sono affetti. Questa situazione è diversa da quella di pazienti che inventano completamente i sintomi per ottenere assistenza medica. In questo caso si parla di disturbo fittizio, In genere si riscontra negli individui con disturbi della personalità che necessitano di assistenza. L'accentuazione dei sintomi in uno scenario medico-legale ai fini di guadagno economico, con chiara evidenza di falsità, è detta simulazione di malattia e non è una diagnosi medica. Sebbene una certa esagerazione sia comune nella pratica clinica, il reale disturbo fittizio è probabilmente abbastanza raro. Questa opinione è sostenuta dalla somiglianza dei sintomi nei diversi pazienti, dalla persistenza dei sintomi negli studi di follow up a lungo termine e dal forte desiderio della maggior parte dei pazienti di essere sottoposti ad accertamenti medici.13 Come posizione etica standard si raccomanda di credere al paziente fino a prova contraria.

Formulazione di una diagnosi 

Questa è un'area complessa della neurologia. Si raccomanda che, nella maggior parte dei casi, la diagnosi di sintomo neurologico funzionale o dissociativo sia formulata da un neurologo. È essenziale che la diagnosi sia formulata sulla base di caratteristiche positive osservate prevalentemente durante l'esame obiettivo e non solo sull'assenza di una patologia organica. 

Anamnesi

Non formulare la diagnosi basandosi unicamente sull'anamnesi. Nell'anamnesi esistono tuttavia vari aspetti da considerare che aumentano la probabilità che il sintomo di esordio sia funzionale. 

Indicatori di sintomi funzionali
1. Presenza di molti sintomi: Maggiore è il numero dei sintomi di un paziente, più alta è la probabilità che il sintomo di esordio non sia attribuibile a una patologia organica. Occorre però ricordare che alcune malattie neurologiche, come la sclerosi multipla, potrebbero essere caratterizzate da molteplici sintomi.
 2. Elevata variabilità dei sintomi: Una certa variabilità dei sintomi è normale in qualsiasi malattia, tuttavia un'estrema variabilità può rappresentare un indizio diagnostico utile. Per esempio, un paziente che manifesti problemi di memoria intermittenti, ma per giorni interi si senta bene, ha una minore probabilità di soffrire di 4 demenza. Occorre comunque essere prudenti e fare attenzione perché una certa variabilità dei sintomi è normale in qualsiasi malattia.
3. Sintomi precedenti non riconducibili a una patologia organica: Chiedere se si sono manifestati in precedenza sintomi non riconducibili a una patologia organica e sintomi funzionali che possono essere stati riferiti ad altri specialisti. Questi sintomi sono riportati nella Tabella 1. 
Tabella 1. 
Gastroenterologia  Sindrome dell'intestino irritabile 
Endocrinologia Funzionalità tiroidea borderline 
Malattie respiratorie Tosse cronica, asma instabile
Reumatologia Fibromialgia, dolore dorsale cronico14
Ginecologia Dolore pelvico cronico, dismenorrea occasionale 
Cardiologia Dolore toracico atipico o non cardiaco, palpitazioni occasionali
Malattie infettive Sindrome da affaticamento cronico post virale
Otorinolaringoiatria Globo faringeo, disfonia funzionale 
Neurologia Crisi dissociative, debolezza funzionale e sintomi sensoriali 

4. Anamnesi di molteplici interventi chirurgici: Chiedere se il paziente è stato sottoposto a più interventi chirurgici in giovane età, per esempio appendicectomia, isterectomia o colecistectomia, senza evidenze di anomalie patologiche. Ricordare che i pazienti possono essere restii a riferire o semplicemente dimenticare parti della loro storia medica quando gli accertamenti non hanno portato alla formulazione di una diagnosi specifica. I pazienti possono anche fornire informazioni imprecise in merito a quanto accaduto, sebbene questo possa anche derivare da una scarsa comunicazione con il medico.15 

Rendere la valutazione più efficiente 

Valutare un paziente che presenta un'anamnesi complessa di sintomi funzionali richiede tempo. Per aumentare l'efficienza di questo processo, qui di seguito vengono forniti alcuni suggerimenti
1. Elencare tutti i sintomi: Compilare un elenco di tutti i sintomi fisici attualmente presenti e, se necessario, riprendere in considerazione ciascuno di essi. Secondo gli autori, può essere un'esperienza catartica per i pazienti, in particolare se hanno l'impressione di non riuscire mai a riferire tutti i loro problemi. Permette anche di evitare che i sintomi emergano in modo inutile alla fine della visita.
 2. Determinare la durata di ciascun sintomo: Può essere difficile determinare l'esordio dei sintomi. Provare a chiedere "Quando è stata l'ultima volta in cui si è sentito bene?" oppure "Quando è andato a lavorare l'ultima volta?". Nei pazienti con insorgenza improvvisa di debolezza o blackout, cercare molto attentamente sintomi di panico o dissociazione, anche se il paziente può essere restio a riferirli.
 3. Rivolgere domande su visite mediche precedenti: Spesso lasciare che il paziente sfoghi le proprie frustrazioni nei confronti del personale sanitario incontrato in precedenti visite fa emergere naturalmente le sua convinzioni sul problema e fornisce informazioni sul modo migliore di affrontare la spiegazione. 
4. Determinare le convinzioni del paziente sulla malattia: Le convinzioni del paziente sulla malattia sono importanti per il trattamento. Che problema pensa di avere il paziente? Quale ritiene sia la soluzione? Il fatto che i pazienti abbiano opinioni radicate sull'irreversibilità della causa dei loro sintomi e sembrino insensibili alle spiegazioni può essere un segno prognostico sfavorevole.16 
5. Rivolgere domande sui sintomi emotivi e dissociativi

Sintomi emotivi
Spesso (ma non sempre) i pazienti con sintomi funzionali soffrono di depressione, ansia o disturbi di panico. Potrebbero essere restii a parlare di questi sintomi con il medico, solitamente perché temono di non essere più presi sul serio. 5 Potrebbe non essere necessario esaminare questo aspetto fin dall'inizio che, per quanto essenziale per il trattamento, non è indispensabile per formulare una diagnosi di sintomi funzionali. Una soluzione consiste nel chiedere al paziente se i sintomi lo hanno fatto sentire depresso o preoccupato, invece di chiedergli se è depresso o preoccupato.

Depersonalizzazione e derealizzazione
I pazienti con insorgenza improvvisa di sintomi neurologici non riconducibili a una patologia organica presentano una maggiore probabilità di aver sofferto di depersonalizzazione e derealizzazione, spesso associata a panico.17 18 Questi due tipi di sintomi dissociativi sono descritti nel Riquadro 1.
Riquadro 1. Descrizioni di depersonalizzazione e derealizzazione
 Depersonalizzazione 
  • "Mi sono sentito strano"
  • "Mi sono sentito come se fluttuassi"
  • "Mi sono sentito privo di corpo/scollegato/distaccato/distante da me stesso"
  • "Mi sono sentito lontano da tutto"
  • "Mi sono sentito in un posto tutto mio/tutto solo"
  • "Mi sono sentito come se ci fossi e nello stesso tempo non ci fossi"
  • "Vedevo e sentivo tutto ma non riuscivo a reagire"
 Derealizzazione
  • "L'ambiente circostante mi è sembrato irreale/distante
  • "Mi sono sentito come se fossi drogato"
  • "Mi sembrava di vedere il mondo attraverso un velo o un vetro"
  • "Mi sono sentito tagliato fuori o distante dall'ambiente circostante"
  • "Gli oggetti sembravano più piccoli/irreali/artificiali"

La depersonalizzazione e la derealizzazione si osservano spesso negli adulti sani come sintomo di patologie neurologiche quali l'epilessia o l'emicrania e associate a patologie organiche quali i disturbi vestibolari. Come per i sintomi emotivi, i pazienti sono spesso restii a riferire questi disturbi perché temono che li possano far considerare "pazzi".
 La determinazione dei sintomi dissociativi è utile perché:
 - Permette di rassicurare il paziente che non è pazzo
 - Offrono un modo per spiegare i sintomi. Per esempio, un attacco dissociativo può essere spiegato come uno "stato di trance durante il quale si perde il controllo del proprio corpo." 

Esame
Per facilitare la formulazione di una diagnosi di disturbo funzionale, occorre ricercare segni obiettivi che siano: - Incoerenti durante l'esame obiettivo. - Incompatibili con patologie neurologiche note. Per alcuni pazienti che manifestano solo sintomi quali affaticamento o capogiro, l'esame obiettivo risulta normale e occorre fare maggiore affidamento sull'anamnesi. 

Pillole di sapere: 
"la belle indifference" o indifferenza nei confronti della disabilità 6 La belle indifference, o apparente mancanza di preoccupazione nei confronti dei sintomi o della disabilità, merita un discorso a parte. Si trova ancora regolarmente come caratteristica clinica di disturbo di conversione nei manuali di psichiatria. Effettivamente si manifesta (ma non più spesso che in pazienti affetti da una patologia organica) e può essere indice di un disturbo fittizio.19 Secondo l'esperienza degli autori, in genere i pazienti che sembrano presentare la belle indifference stanno semplicemente cercando di mostrarsi coraggiosi per paura di essere ritenuti malati di mente.

Debolezza 

Di seguito sono riportati alcuni segni certi di debolezza funzionale, nessuno dei quali dovrebbe essere considerato isolatamente per formulare una diagnosi.

  •  - Andatura strascicata emiplegica: Un paziente che trascini tutta la gamba (Figura 1) ruotando l'anca internamente o esternamente e trascinando il piede a terra dovrebbe indurre a considerare una diagnosi di disturbo funzionale.
  •  - Debolezza con cedevolezza dell'arto: Un arto che cede al minimo tocco, in particolare se presenta una debolezza generalizzata e non con distribuzione piramidale, dovrebbe indurre a considerare una diagnosi di disturbo funzionale. Occorre tuttavia prestare attenzione perché in questi casi dolore, incomprensione e affaticamento possono causare errori. Quando è presente dolore, cercare di determinare la normale forza dell'arto chiedendo al paziente di vincere il dolore, per esempio dicendo "Al mio tre, spinga! Uno, due, tre!" o applicando una pressione gradualmente maggiore e chiedendo al paziente di resistere. 
  • - Segno di Hoover (Figura 2): Questo segno, descritto per la prima volta nel 1908, è utile per i pazienti che presentano debolezza unilaterale degli arti inferiori. È un segno di debolezza funzionale. Dimostrare innanzitutto che l'estensione dell'anca è più debole su un lato rispetto all'altro. Quindi valutare la flessione dell'anca controlaterale contro una resistenza tenendo la mano sotto la gamba debole. Nella debolezza funzionale si dovrebbe osservare che l'estensione dell'anca torna alla normalità.


 Figura 2. Segno d Hoover per la valutazione della debolezza funzionale. Sinistra: valutazione dell'estensione dell'anca - la gamba sinistra è debole. Destra: valutazione della flessione dell'anca controlaterale (destra) contro una resistenza; l'estensione dell'anca "debole" (sinistra) è tornata normale.

Attacchi dissociativi (non epilettici) 


Formulare una diagnosi di attacchi dissociativi (non epilettici) può essere difficile e non dovrebbe basarsi solo su una o due caratteristiche. È utile avere un'idea delle caratteristiche più utili per distinguere un attacco dissociativo da uno epilettico.20 Queste caratteristiche sono riportate nella Tabella 2. Inoltre i pazienti con attacchi dissociativi hanno la tendenza a evitare di descrivere l'attacco e i postumi mentre i pazienti epilettici spesso si sforzano di descrivere gli attacchi e i loro tentativi di soffocarli.21 

Tabella 2. Attacchi dissociativi e crisi epilettiche: caratteristiche discriminanti utili e meno utili 






















La descrizione di un attacco dissociativo, come dell'epilessia, è in genere filtrata da un testimone che può essere stato spaventato e non essersi reso conto dell'importanza di un'anamnesi accurata. Per esempio, sebbene le crisi convulsive generalizzate durino raramente più di due minuti, spesso i testimoni riferiscono che le crisi epilettiche sono durate cinque minuti mentre in realtà sono durate solo un minuto. 

Suggerimento clinico 

Una caratteristica differenziale da ricordare è che la presenza di chiusura forzata degli occhi è un segno abbastanza valido che il paziente è in preda a un attacco dissociativo. Nell'epilessia è più probabile che gli occhi siano parzialmente aperti. La resistenza all'apertura degli occhi è un segno ancora più valido di attacco dissociativo. Gli attacchi dissociativi tendono a verificarsi più spesso in situazioni mediche, quindi è probabile che durante la vita professionale si assista direttamente a un numero maggiore di attacchi dissociativi che di crisi epilettiche. Elettroencefalografia video-telemetria per gli attacchi dissociativi L'accertamento più utile per la diagnosi di attacchi dissociativi è la rilevazione di un evento clinico mentre il paziente è sottoposto a videotelemetria elettroencegalografica (EEG video-telemetria). Può essere indispensabile se: - Il paziente mette in dubbio la diagnosi - Deve essere modificata una diagnosi errata di epilessia formulata da tempo. Ma anche la videotelemetria può presentare dei problemi, per esempio: - Alcuni tipi di crisi convulsive, per esempio nell'epilessia del lobo frontale, possono presentarsi con eventi strani mentre il paziente è in stato di coscienza, ma possono non essere rilevati dall'elettroencefalografia. - È necessario accertarsi che l'evento registrato sia lo stesso che colpisce solitamente il paziente. L'elettroencefalografia può essere ancora più utile se il reparto che esegue l'esame dispone di un protocollo per l'induzione di crisi convulsive con la suggestione. Questa procedura può essere eseguita apertamente, senza bisogno di ingannare il paziente.22

Dosaggio della prolattina per le crisi epilettiche 

Dieci - venti anni fa il dosaggio della prolattina era un'altra metodica diffusa per la diagnosi dell'epilessia perché il livello di questo ormone può aumentare 15 - 20 minuti dopo una crisi generalizzata.23 Questa misurazione non è più consigliata perché spesso il livello della prolattina viene valutato senza un valore di riferimento basale e potrebbe essere elevato anche dopo una sincope o persino dopo un attacco dissociativo. 

Disturbi funzionali motori 

È importante inviare il paziente allo specialista se manifesta un disturbo motorio che si ritiene potrebbe essere funzionale.24 Esistono molti disturbi motori insoliti ma organici. Per esempio:
  •  La discinesia parossistica chinesigenica è un disturbo motorio indotto dal movimento 
  • Nella distonia cervicale o torcicollo, i pazienti talvolta curano temporaneamente il problema toccando determinate parti del mento o del viso. Questo si chiama "geste antagoniste" 
  • La maggior parte dei disturbi motori, come il tremore, peggiora con l'ansia. La distinzione tra un disturbo motorio organico, come la distonia, e uno presumibilmente non organico, come la distonia fissa, è particolarmente difficile perché in entrambi i casi non si basa su cambiamenti dell'imaging neuronale o su altri test di malattia. 

Viene qui riportato un elenco dei tipi di caratteristiche tipiche dei disturbi funzionali motori. L'assenza di movimento durante il sonno non è una caratteristica utile perché tutti i disturbi motori (sia funzionali che organici) scompaiono durante il sonno.

Caratteristiche generali 
  • -Insorgenza improvvisa, in particolare dopo una lesione fisica 
  • - È possibile arrestare il movimento distraendo il paziente, per esempio chiedendogli di ripetere i giorni della settimana in ordine contrario 
  • - Il movimento può essere eliminato in modo permanente con l'ipnosi o altri trattamenti psicologici - Tremore funzionale 
  • - Presenta spesso una frequenza variabile
  • - Tremore sincronizzato: chiedere al paziente di imitare un movimento ritmico rapido con l'arto superiore o inferiore sano. Nei disturbi funzionali motori, l'arto superiore o inferiore colpito si sincronizza o si muove allo stesso ritmo. Più spesso, tuttavia, il paziente non è in grado di eseguire un movimento ritmico regolare con l'arto sano. 
  • - Distonia funzionale o fissa

In un adulto, la comparsa della chiusura del pugno o dell'inversione e flessione plantare della caviglia che non cambia durante il giorno (distonia fissa) dovrebbe indurre a prendere in esame la possibilità che il paziente soffra di un disturbo funzionale motorio.25 Vedere la Figura 3. Il disturbo può essere associato a dolore cronico nell'arto. 
Figura 3. Distonia fissa: un segno fisso della mano o della caviglia come quello illustrato nella figura può essere indice di un disturbo funzionale motorio.

Disturbo sensoriale

I pazienti con sintomi motori non riconducibili a una patologia organica presentano spesso anche sintomi sensoriali. Possono descrivere una sensazione di intorpidimento lungo un lato del corpo, fino a riferire di sentirsi come divisi in due. Vedere la Figura 4. Possono anche riportare offuscamento della visione o riduzione dell'udito dal lato colpito. Figura 4. Il disturbo emisensoriale è una caratteristica riferita comunemente dai pazienti che presentano una grande varietà di sintomi funzionali e dai pazienti con dolore cronico Si può riscontrare una sensibilità alla vibrazione più ridotta su un lato della fronte rispetto all'altro; tuttavia, come tutti i test dei disturbi funzionali sensoriali, questo test è inaffidabile. 9 

Qual è la causa dei sintomi neurologici non riconducibili a una patologia organica? 

I pazienti vogliono conoscere la causa dei loro sintomi. È possibile rispondere in modo onesto, dividendo la domanda in due:
 Perché ho questi sintomi? 
 Come si manifestano? 

Suggerimento clinico: ricorrere a un'analogia con l'emicrania 

Può essere utile ricorrere a un'analogia con l'emicrania. Spiegare che l'emicrania è una patologia neurologica in cui la TAC e altri accertamenti forniscono risultati normali. Le manifestazioni dell'emicrania sono note e si possiedono molte conoscenze sui meccanismi del dolore, tuttavia non si sa ancora con certezza perché alcuni individui soffrano di emicrania. L'emicrania è una patologia complessa e in diversi momenti possono svolgervi un ruolo importante fattori genetici, biologici, psicologici e legati allo stile di vita. Analogamente, i sintomi funzionali sono chiaramente riconoscibili mentre le cause della loro comparsa sono più complesse. Esistono molte ipotesi sui motivi per cui alcuni individui manifestano sintomi funzionali e sulla causa della loro persistenza (Tabella 3). 



Tuttavia, chiedere come insorge il sintomo di paralisi o di blackout è una questione diversa. È possibile sottolineare al paziente che esiste un aspetto biologico oltre a quello psicologico. Alcuni studi di neuroimaging funzionale hanno riportato alterazioni della funzionalità cerebrale in pazienti con sintomi funzionali, che potrebbero aiutare a comprendere come si manifestano alcuni sintomi, quali il disturbo emisensoriale, vedere la Figura 5. Figura 5. Esame composito di quattro pazienti con disturbo funzionale emisensoriale e debolezza: è visibile uno stato di ipoattività di talamo controlaterale, nucleo caudato e putamen durante lo stato sintomatico. Riprodotto con l'autorizzazione di4 

Accertamenti 

Si dovrebbe inviare il paziente allo specialista per ulteriori accertamenti. Alcuni pazienti possono soffrire anche di una patologia organica di base e talvolta è necessario formulare due diagnosi, per esempio disturbo funzionale sovrapposto a sclerosi multipla. Lo specialista dovrebbe disporre l'esecuzione con la massima celerità degli esami in modo da non prolungare il periodo di incertezza sulla malattia. Per esempio, in caso di attacchi dissociativi (non epilettici), l'evidenza positiva della videotelemetria EEG può essere utile per il trattamento. I pazienti con cefalea benigna possono essere temporaneamente rassicurati da una risonanza magnetica (RM) normale della testa, che può contribuire a ridurre la necessità di ulteriori visite specialistiche.26 Il prolungamento degli esami per vari mesi può causare una notevole ansia e conseguente frustrazione. Spiegare chiaramente e in anticipo in cosa consistono tutti gli esami e quale risultato si attende. Fornire informazioni sulla probabilità di un risultato incidentale (circa il 10 - 15% nella RM cerebrale).27 Aiutare i pazienti ad attendersi risultati negativi può migliorare l'esito in caso di sintomi funzionali.28 

Spiegazione della diagnosi 

La spiegazione della diagnosi è molto importante per il trattamento di un paziente che manifesta sintomi funzionali. Questa spiegazione può essere fornita dallo specialista, ma è importante che il medico di base la ripeta al paziente, in particolare se questi ha sopportato mesi o anni di incertezza in attesa della diagnosi o se ha l'impressione che i medici precedenti ritenessero che stava inventando i sintomi. Esistono scarse evidenze per guidare il metodo con cui spiegare la diagnosi. Di seguito indichiamo alcuni utili accorgimenti. È importante credere in quello che si dice perché la maggior parte dei pazienti è in grado di capire se il medico non è sincero. 

1. Menzionare la diagnosi e mostrare che si crede al paziente 
   Per esempio, per la debolezza funzionale o gli attacchi dissociativi, spiegare che: 
  • - Sono comuni
  •  - Sono potenzialmente reversibili 
  • - Non sono inventati, immaginati o il segno di un'incipiente pazzia e che vi si crede. 
  • - Spiegare perché sono state escluse altre diagnosi 11 
  • - Spiegare perché non si tratta di sclerosi multipla, epilessia o qualsiasi altra malattia di cui il paziente fosse particolarmente preoccupato. 
2. Usare le caratteristiche diagnostiche positive. Usarle per spiegare come è stata formulata la diagnosi. Per esempio, si possono mostrare il segno di Hoover o i referti della videotelemetria EEG.  

3. Usare delle analogie. Per esempio, spiegare al paziente che si tratta di un problema di "software" invece che di "hardware" o che la sua condizione assomiglia a un'auto o a un pianoforte in cui non mancano pezzi, ma che non funziona correttamente nell'insieme. 

4. Sottolineare la necessità dell'auto-aiuto. Trasmettere il concetto che la presenza dei sintomi non è attribuibile a una colpa, ma che il paziente può aiutarsi a stare meglio. 

5. Illustrare il ruolo dei fattori psicologici. In proposito esistono due scuole di pensiero e la scelta della via da intraprendere dipende dalle proprie convinzioni in merito a questo tipo di problema. Il primo approccio sottolinea che, in queste malattie, i fattori psicologici sono spesso importanti e meritano attenzione, ma che non vengono considerati l'unica spiegazione dei sintomi perché la situazione è più complicata. Questo è il modello "funzionale".1 L'altro approccio suggerisce che si dovrebbe creare un collegamento più diretto tra i sintomi fisici e i problemi psicologici e aiutare il paziente a comprenderli come sintomi psicologici ("riattribuzione").29 Gli studi su questo metodo si sono dimostrati deludenti in termini di esiti dei pazienti.

6. Consegnare una copia della lettera dello specialista. Accertarsi che il paziente abbia una copia della lettera dello specialista perché in questo modo si aumenta la trasparenza e la fiducia. 

7. Consegnare materiale informativo e indicare siti web .Consegnare al paziente materiale informativo e indicare siti web che forniscono consigli utili 
(Figura 6), per esempio: www.neurosymptoms.org www.neadtrust.co.uk Figura 6. Materiale sul web, per esempio reperibile sul sito www.neurosymptoms.org, può aumentare la trasparenza e favorire il recupero


Trattamento 

Di seguito sono indicati altri trattamenti utili. 
  • Spiegazione ripetuta della diagnosi 
  • Una diagnosi di disturbo funzionale è difficile da comprendere per i pazienti e la sua spiegazione dovrà essere ripetuta.
  • Fisioterapia: Se il paziente è fisicamente disabile o in sedia a rotelle, la fisioterapia sarà essenziale per il suo trattamento. Probabilmente sono appropriati i principi dell'esercizio fisico graduale, come per la sindrome da affaticamento cronico, sebbene esistano evidenze limitate a sostegno.30 
  • Terapia cognitivo-comportamentale: È probabile che il ricorso alla terapia cognitivocomportamentale sia utile per i pazienti con debolezza muscolare perché potrebbero soffrire anche di sindrome da affaticamento cronico, dolore cronico e altri sintomi somatici funzionali. Questi trattamenti potrebbero non essere facilmente disponibili. Molti medici adottano l'approccio generale, che prevede di educare in modo graduale i pazienti e di aiutarli a eseguire un numero sempre maggiore di attività normali nell'arco di un determinato periodo di tempo (Tabella 4). 








Esistono evidenze dell'efficacia degli antidepressivi nei pazienti con sindromi somatiche funzionali, indipendentemente dalla presenza di depressione.20
Non esiste però alcuna evidenza di efficacia degli antidepressivi per i pazienti con sintomi neurologici funzionali. Invio a uno psichiatra di collegamento 
Non è possibile inviare allo psichiatra tutti i pazienti che si presentano negli ambulatori di neurologia lamentando sintomi non attribuibili a una patologia organica. Per una percentuale dei pazienti può essere un intervento utile, in particolare se lo specialista è uno psichiatra di collegamento, abituato a questo tipo di problema. La richiesta di visita di uno psichiatra generico, non esperto in quest'area, potrebbe essere insoddisfacente sia per il paziente che per il medico.

Ipnosi e sedazione: L'ipnosi è stata utilizzata in passato nel trattamento dei disturbi funzionali. Un unico studio modesto condotto in pazienti ambulatoriali con paralisi funzionale suggerisce che sia più efficace rispetto al non effettuare alcuna terapia.31 La sedazione endovenosa può essere impiegata in una modalità terapeutica simile per stimolare una maggiore funzionalità degli arti, in particolare per i pazienti con distonia fissa.32


Misure specifiche per i pazienti con attacchi dissociativi 

Se è stata chiaramente formulata la diagnosi di attacchi dissociativi, eventuali anticonvulsivanti dovrebbero essere interrotti. Alcuni attacchi dissociativi, ma non tutti, possono essere visti come una forma modificata di panico.33 Un recente studio randomizzato sul trattamento cognitivocomportamentale in base a queste indicazioni, incentrato in particolare sui sintomi di panico o di dissociazione poco prima di un attacco, ha mostrato risultati positivi.34 

Affrontare gli ostacoli che impediscono il recupero 

13 Si deve dare una sedia a rotelle a un paziente sofferente di paralisi funzionale che chiede di averla? Non esiste una risposta corretta. Talvolta gli ausili alla deambulazione e le sedie a rotelle possono aumentare l'indipendenza e sollevare il morale. In generale, è necessario discutere francamente di come gli ausili alla deambulazione, le sedie a rotelle, i montascale e gli aiuti economici come la pensione di invalidità possano rappresentare un ostacolo per il recupero, ma potrebbero essere anche appropriati in un determinato stadio della malattia.

Psicoterapia approfondita 

Talvolta si può tentare una psicoterapia più approfondita per esaminare più da vicino la correlazione tra i sintomi, gli eventi della vita e le esperienze passate del paziente. Tuttavia non è provato che la maggior parte dei pazienti ne tragga beneficio; è ingenuo immaginare che esista una sola causa che possa essere identificata "scavando a fondo".

Prognosi.

Un anno dopo la diagnosi le condizioni di un terzo - metà dei pazienti visitati in ambulatorio sono immutate o peggiorate.16 Alcuni pazienti sviluppano altri sintomi funzionali, vengono visitati da diversi specialisti e possono subire danni iatrogeni a causa di interventi chirurgici e farmaci inutili.35 Gli indici predittivi di un esito sfavorevole sono:
 - Lunga durata dei sintomi 
- Convinzione che la malattia sia permanente e dovuta a un danno fisico - Percepimento della pensione d'invalidità 
- Disturbo della personalità. 
Spesso i medici si sentono frustrati con questo gruppo di pazienti perché hanno aspettative irragionevolmente elevate. Talvolta si deve accettare il fatto che sia il medico che il paziente abbiano fatto ogni tentativo possibile e che al momento non possa essere adottata nessun'altra misura. In circa un paziente su quattro affetti da problemi cronici è ragionevole puntare ad alleviare i sintomi e non necessariamente a eliminarli. 


Risorse per i pazienti 

Sono limitate, ma comprendono:  Non Epileptic Attack Disorder Trust. Si tratta di una nuova risorsa con un sito web utile: www.neadtrust.co.uk  Functional and dissociative neurological symptoms: a patient's guide (Sintomi neurologici funzionali e dissociativi: una guida per il paziente): www.neurosymptoms.org. Una risorsa gratuita per i pazienti, sviluppata da Jon Stone, uno degli autori di questo modulo  Campling F, Sharpe M. Chronic fatigue syndrome (CFS/ME): the facts. Oxford: Oxford University Press, 2000, un manuale di auto-aiuto per l'affaticamento cronico, scritto da un paziente affetto da sindrome da affaticamento cronico e da uno degli autori di questo.


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